L’acufene è un disturbo che può assumere diverse forme: rombi, ronzii, fischi, sibilii etc... La sua particolarità è che solo chi ne soffre lo percepisce. Non a caso il termine deriva dal greco antico akouein (ἀκούω) (udire) e phainesthai (ϕαίνομαι) (apparire) e sottolinea paradosso: un suono reale per chi lo sente.
Secondo il Jurnal American Medical Association oltre 749 milioni di persone convivono con questo sintomo. Si tratta di una condizione molto comune e, come dichiarato dall’American Tinnitus Institute le cause possibili sono più di 200, dalle anatomiche alle oncologiche, dalle ambientali all’invecchiamento.
Trovare una soluzione adatta non è affatto semplice, ma esistono soluzioni efficaci per ridurre l’impatto del sintomo e migliorare la qualità della vita.
Ultimamente accanto ai trattamenti tradizionali è apparso un approccio innovativo che intreccia il suono alla matematica: si tratta della terapia sonora con i frattali.
In questo articolo scoprirai come funziona e perché ha successo.
Che cos’è l’acufene e perché non va ignorato
L’acufene è la percezione di uno stimolo sonoro in assenza di una reale fonte.
Può presentarsi in modo costante o a intermittenze e la sua intensità può variare influenzando concentrazione, sonno e benessere generale.
Chi ne soffre tende spesso a trascurarlo ma non è da sottovalutare: può essere sintomo di diverse patologie. Un corretto inquadramento clinico è consigliato e doveroso per escludere malattie gravi e trovare la terapia più adatta al caso.
Terapia sonora: un approccio efficace per gestire l’acufene
Uno dei metodi più utilizzati per alleviare l’acufene è il mascheramento sonoro. Si tratta di riprodurre suoni di sottofondo, attraverso apparecchi acustici con specifiche funzioni, che riducono la percezione del fischio o del ronzio.
La stimolazione avviene attraverso i dispositivi e il suono riprodotto è solitamente un rumore bianco, ovvero un suono uniforme per frequenza ed intensità.
Facendo un esempio visivo pensa al tuo acufene come una strada piana dissestata con qualche buca e qualche dosso, il rumore bianco funge da colata di asfalto e va a riempire i dislivelli, rendendo la strada liscia.
I benefici del rumore bianco sono molteplici: aiuta ad alzare il livello dell’attenzione, riduce l’ansia e migliora la qualità del sonno, riducendo i risvegli durante il riposo e facilitando l’addormentamento.
Suoni frattali: un aiuto innovativo per chi soffre di acufene
Accanto al rumore bianco, oggi si stanno diffondendo i suoni frattali, un approccio più sofisticato e naturale alla terapia sonora.
Cos’è un frattale?
In matematica, un frattale è una figura che ripete la sua forma a diverse scale: il dettaglio più piccolo richiama sempre l’immagine più grande. È un modello che ritroviamo anche in natura: pensa al cavolo romano, ai fiocchi di neve o alle felci. Quando si va a zoomare l’immagine si ritrova sempre la stessa figura in scala diversa.
Questo principio può essere applicato al suono: i suoni frattali sono sequenze acustiche create con strutture che ricordano i frattali matematici, ciò li rende sempre diversi al nostro orecchio.
I frattali sono utili contro l’acufene per tre principali ragioni:
- la musica frattale, a differenza dei rumori bianchi non segue una melodia prevedibile e quindi il nostro cervello non si può abituare;
- l'imprevedibilità costringe il nostro cervello a mantenere l’attenzione, favorendo una sorta di reset percettivo;
- nonostante l’imprevedibilità la loro struttura mantiene un’armonia tale da dare una sensazione di equilibrio e rilassamento.
Oggi nel panorama degli apparecchi acustici esistono diversi modelli che permettono la terapia sonora per l’acufene basata sui suoni frattali, che possono essere personalizzati dal professionista in base alle esigenze dell’assistito.
Ritrova il benessere con un supporto professionale
Ogni acufene è diverso per frequenza, intensità e impatto emotivo, per questa ragione è sempre utile affidarsi a un centro specializzato dove i professionisti possono verificare la situazione e proporre una soluzione fatta su misura.
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