ACUFENI COSA FARE – SPECIALE 2023: la risposta a 10 domande

In questi anni di divulgazione abbiamo parlato molte volte degli acufeni, esplorandoli in lungo e in largo. Trattandosi di un argomento molto sentito, oggi ho voluto riprendere in mano un vecchio articolo scritto anni fa (che aveva suscitato molto interesse) per modernizzarlo, riadattandolo al 2023 e rispondere a nuovi dubbi e preoccupazioni che ho visto emergere nei nostri pazienti negli ultimi anni.

Ecco quindi lo SPECIALE 2023 – ACUFENI COSA FARE: 10 domande sugli acufeni a cui troverai risposta qui oggi.

1. L’acufene può peggiorare?

Sicuramente è una delle preoccupazioni maggiori per chi affronta questo problema. Nonostante l’acufene venga percepito dal nostro cervello come un suono, per molte persone è una delle cose più terribili mai sperimentate. Ma perché?

Il grosso problema non è l’acufene stesso, ma le reazioni che causa nel nostro cervello (tensione, fastidio, paura) oltre al fatto in sé di prestargli attenzione. Ciò si verifica quando questo suono viene percepito di continuo, cronicizzandosi e impattando negativamente sulla qualità della vita.

Nel tempo quindi, più che l’acufene stesso, sono gli effetti negativi di tensione e stress a poter peggiorare (abbiamo tutti una soglia di sopportazione che a lungo andare può cedere). Per fortuna ci sono diversi modi per creare sollievo e imparare a convivere con l’acufene senza che questo sia fonte continua di emozioni negative. Nella maggior parte dei casi infatti l’acufene crea nel tempo sempre meno reazioni. Si impara a conviverci. Incontro spesso persone che mi dicono “Guarda, se ci presto attenzione sento un fischio, da tanti anni ormai, ma non ci faccio nemmeno più caso ora”.

Esiste poi una piccola parte di casi eccezionali, associati a particolari condizioni di vita, di salute o di altra natura, in cui la convivenza con l’acufene risulta molto più complicata. In questi casi si può agire con una serie di tecniche e strategie ad hoc.

2. Posso diventare matto a causa dell’acufene?

Domanda un po’ più rara, ma che ammetto di aver ricevuto più volte da persone che mentre ne parlavano trasmettevano anche grande sofferenza. Andiamo diretti dentro alla risposta: certo, l’acufene può alterare drasticamente l’umore per dei periodi prolungati di tempo, rendendo più nervoso e irascibile chi ne soffre, ma non porta assolutamente ad una condizione patologica di schizofrenia.

A conferma di ciò posso dirti che nelle mie ricerche condotte per anni non ho mai trovato documenti che attestino che l’acufene possa essere causa di condizioni di schizofrenia. Viceversa, chi già purtroppo è soggetto a questo problema, può sperimentare fra i vari sintomi anche l’acufene.

Molto più frequente invece in chi soffre di acufeni è la difficoltà nel sonno e nella concentrazione, e la sensazione di malessere generale (si parla di un’attivazione cronica del sistema nervoso autonomo simpatico). Cose che se portate avanti nel tempo possono aumentare lo stato d’ansia e in alcuni casi innescare attacchi di panico.

Ultimo punto, di massima delicatezza, è quello di arrivare a gesti estremi a causa dell’acufene. Purtroppo mi è capitato di parlare con alcuni pazienti che mi hanno confessato che se l’acufene non fosse andato via,  avrebbero valutato seriamente di farla finita, portando come esempio altri casi simili letti su internet.

Ecco, oltre al fatto che per fortuna poi non è mai accaduto nulla di simile fra le persone che conosco, personalmente ho fatto moltissima ricerca a riguardo, avendo preso l’argomento a cuore. La letteratura scientifica in materia non riporta casi documentati a tal proposito per fortuna. Esistono casi di persone con gravi patologie psichiatriche (disturbi di personalità ad esempio) che soffrivano, tra le varie cose, anche di acufene e che sono giunte al suicidio, ma in nessuno di questi episodi l’acufene è stata la causa principale. So che è una condizione difficile, lo so bene, ma se tu che stai leggendo ti sei mai lasciato sfiorare da pensieri simili ti prego di parlarne con qualcuno. L’acufene possiamo e dobbiamo superarlo insieme! È una situazione che possiamo risolvere (o migliorare), al 100%!

3. L’acufene è localizzato in un orecchio solo?

Una domanda all’apparenza banale, ma che vorrei si facessero più pazienti. Conoscere l’entità del tuo acufene è di grandissimo aiuto per arrivare a diagnosi dettagliate e di conseguenza a soluzioni efficaci per il problema. Quello che consiglio a tutti i pazienti che soffrono di acufeni infatti è sottoporsi a una visita medica specialistica per  trovare la risposta a questa domanda.

Ad esempio, se localizzi l’acufene in un lato specifico (e non individui altri sintomi specifici) potrebbe trattarsi di un problema localizzato nel tuo sistema uditivo, probabilmente a causa di un trauma fisico o acustico proprio in quell’orecchio. È un indizio importante per porre una diagnosi!

Un altro esempio riguarda il tipo di suono percepito: è costante o è “pulsatile”? È un fischio o un fruscio? Mentre i fischi riguardano frequenze specifiche, i fruscii riguardano più frequenze e in alcuni casi caratterizzano l’esordio di alcune calcificazioni ossee all’interno dell’orecchio (otosclerosi).

4. Sto gestendo bene il problema?

L’acufene è un sintomo, proprio come la febbre! E la febbre non va “fatta sparire”, bensì compresa per capire cosa l’abbia causata. Quindi per gestire al meglio questo problema la prima cosa da fare è una visita medica approfondita. Se lo specialista non evidenzia alcuna situazione che meriti una gestione medica, allora potremo considerare l’acufene non come sintomo ma come malattia (qualora impatti sulla qualità della vita).

Il secondo importante step è fare ordine e chiarezza rispetto alla marea di informazioni e trattamenti che si trovano sul web, molti dei quali a mio avviso sono spazzatura. Per aiutarti in questo ti consiglio di seguire TRI (Tinnitus Research Initiative), un ente no profit internazionale che raccoglie tutte le pubblicazioni scientifiche, le terapie e i trattamenti che hanno validità sugli acufeni. Te lo consiglio perché negli anni ho visto decine di pubblicità relative a gocce magiche create da finti premi Nobel, pastiglie che spengono l’acufene e terapie miracolose, ma poi non ho mai incontrato nessuno che ne abbia tratto giovamento.

5. Dovrei assumere psicofarmaci o pastiglie per addormentarmi?

Parliamo di farmaci che non possono essere gestiti con leggerezza o con approcci fai da te, quindi l’unico che può rispondere a questa domanda è un medico specialista. In linea generale però possiamo dire che esistono due macro categorie di psicofarmaci che vengono prescritti nella maggior parte dei casi dai medici:

  • Farmaci antidepressivi di nuova generazione con ridotti effetti collaterali. I classici antidepressivi infatti in alcuni casi possono sì migliorare il tono d’umore, ma possono anche facilitare la percezione dell’acufene creando un effetto controproducente. Per questo motivo il medico prescrittore spesso seleziona dei principi attivi che non abbiano questo genere di effetti collaterali;

  • Farmaci ansiolitici (per ansia, panico o disturbi del sonno), sono quelli prescritti più spesso e che per i casi più importanti fanno davvero la differenza. Anche questi hanno alcuni effetti collaterali, tra cui la farmacodipendenza. Ciò però non deve spaventare se è un medico competente a prescriverli, essendoci delle procedure per ridurre al minimo l’effetto indesiderato. Un altro effetto collaterale che passa spesso in secondo piano, ma che è rilevante se parliamo di acufeni, è l’inibizione della plasticità del cervello, che rende più lento il cervello ad abituarsi all’acufene. Anche in questo caso è bene affrontare la questione direttamente con il medico.

6. Che terapie o trattamenti per acufeni dovrei iniziare?

Riprendendo la risposta data al punto 4 (Sto gestendo bene il problema?), la primissima cosa da fare se soffri di acufeni è rivolgerti ad un medico che possa eseguire una diagnosi per identificare il problema e accertare che non siano presenti altre patologie. Successivamente alla visita, nel caso di patologie particolari, dovresti iniziare un percorso per gestire questi problemi nello specifico e verificare il miglioramento dell’acufene.

Nel caso in cui il medico non rilevasse alcun problema al di fuori dell’acufene allora dovresti iniziare subito ad intraprendere uno dei trattamenti sintomatici riportati nel sito www.tinnitusresearch.net come la psicoterapia (qualora ritenessi di essere pronto ad affrontare un percorso personale), la TRT (che evita il silenzio e mantiene sempre dei suoni di sottofondo), il neurobiofeedback ecc.

7. Come far capire ai miei cari quello che sto passando?

Punto davvero ostico perché molto spesso chi non vive questa situazione non riesce a comprendere bene ciò che provi (o non conosce abbastanza bene come funziona il cervello). Di base quindi ti direi di lavorare su te stesso e accettare il fatto che la tua condizione, purtroppo, possa essere compresa soltanto da chi come te la sta vivendo.

Dall’altro lato a volte può essere davvero d’aiuto parlare con qualcuno, quindi ti consiglio o di trovare qualcun altro come te (magari su qualche gruppo Facebook, come facciamo nel nostro gruppo “NON SEI SORDO” per chi ha problemi di udito) o di confidarti con i tuoi cari parlando in modo empatico e esprimendo come stai, quali sono le tue emozioni, senza dimenticare che chi sta dall’altra parte cerca di capirti in buona fede anche se non potrà mai farlo al 100%.

8. Dove trovo degli esperti di acufeni di cui potermi fidare?

Nella mia vita professionale ho incontrato persone molto preparate sul tema e altre che ne sanno poco o niente, o che addirittura riportano informazioni controproducenti. Per imparare a riconoscere queste ultime ti consiglio di fare attenzione a frasi come “l’acufene dovrai tenertelo per tutta la vita”, o “chi scoprirà la cura all’acufene vincerà il premio Nobel”, o ancora “se non passa entro 7 giorni ti resta per sempre”. Con tutto il rispetto del mondo, queste persone saranno molto competenti in alcuni temi, ma per quanto riguarda l’acufene e il rapporto con le persone no!

Messaggi di questo tipo non fanno altro che aumentare il tuo stato di tensione e preoccupazione. L’ho visto personalmente in persone che, se prima riuscivano a convivere con il problema, dopo essersi sentite dire frasi del genere si sono sentite trascinate in un vero e proprio incubo in cui l’acufene era diventato il chiodo fisso.

Prova a pensarci, è normale reagire così. Per quanto mi riguarda un professionista competente in merito agli acufeni è colui che analizza il problema con il paziente secondo un suo metodo (che dovrebbe avere un suo fondamento condiviso dalla comunità scientifica) e che dispone di competenze comunicative per farsi carico della componente emotiva/esperienziale che grava su questi pazienti.

Risolvere i problemi legati agli acufeni è possibile! Ci sono diversi approcci e metodi, e se un metodo non va bene o non è applicabile non è detto che non ci sia qualcos’altro che possa funzionare.

9. Il mio stato di salute in generale influisce sull’acufene?

Come detto, l’acufene può essere un elemento di stress esattamente come un licenziamento, un lutto, una malattia o qualsiasi altra cosa abbia un impatto emotivo. In tutti questi casi avere un organismo sano e in forma può rivelarsi di grande aiuto nel fronteggiare il problema. 

Alimentazione o stili di vita poco salutari, fumo, ciclo del sonno mal gestito e altre abitudini dannose per l’organismo possono solamente alimentare l’acufene. E oltre alla salute fisica, è fondamentale prendersi cura dell’aspetto interiore e il primo passo è quello di essere onesti con se stessi e affrontare il cambiamento. Un esempio? Ricordo bene un paziente che un giorno mi disse: ”Avevo una situazione familiare da risolvere, se non l’avessi fatto l’acufene avrebbe continuato a tormentarmi. Mi teneva sveglio la notte e poi iniziavo a pensare alla mia situazione.”

In questo nono punto quindi, ti consiglio calorosamente di impegnarti ad essere una di quelle persone capaci di fermarsi un attimo, analizzarsi e assumersi le responsabilità della propria salute.

10. Come sta in generale il mio udito?

C’è una cosa importante che non abbiamo ancora detto e che affrontiamo in questo ultimo punto: molto spesso chi soffre di acufene ha un calo di udito. Molte persone non se ne accorgono, o non ci pensano, perché credono che sia l’acufene a far sentire meno quando in realtà è il silenzio a far emergere in modo più insistente la percezione dell’acufene. Immagina una candela in una stanza buia. Sembra luminosa vero? Ora immagina la stessa candela nella piazza della tua città in una giornata di sole a mezzogiorno. Forse nemmeno la noti.

Ciò introduce il concetto di “arricchimento sonoro”. Non modifichiamo l’acufene, così come non cambia la luminosità della candela, ciò che modifichiamo è il contesto. Se arricchito di stimoli sonori, l’acufene sembra solo uno fra i tanti suoni e il tuo cervello sceglie pian piano di ignorarlo. Seguendo questo principio, ecco che se una persona ha un calo di udito automaticamente il suo cervello sentirà alcuni suoni in meno e dall’altra parte emergerà l’acufene.

Mi spiego? Questo porta al mio ultimo consiglio di oggi: fai sempre un esame dell’udito quando avverti che qualcosa non va. Fallo anche se tutto va bene, soprattutto se è da diversi anni che non ne prenoti un esame dell’udito. È gratuito e potrà darti delle risposte importanti.

Siamo alla fine dello SPECIALE 2023 – ACUFENI COSA FARE. Ovviamente tutto quello che ti ho detto oggi non deve sostituire il parere medico, ma spero davvero che questi consigli possano aiutare ad affrontare l’acufene. Mi auguro che riescano a trasmettere la speranza e la forza di fare il primo passo verso la strada della risoluzione del problema, ancora troppo poco considerato in Italia.

ACUFENI COSA FARE – SPECIALE 2023: la risposta a 10 domande
Francesco Pontoni 11 settembre 2023
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Acufene: la soluzione è l’apparecchio acustico