Otosclerosi

come riconoscerla e quali soluzioni esistono

L’orecchio è un organo tanto straordinario quanto complesso. Se si pensa che l’evoluzione è riuscita a perfezionare un meccanismo capace di trasformare le onde sonore in impulsi nervosi che il nostro cervello interpreta come parole, suoni e rumori, è difficile non restarne affascinati.

Questo sistema, degno di un ingegnere di precisione, può però andare incontro ad alcune alterazioni che compromettono la capacità uditiva.

Una di queste è l’otosclerosi, una condizione che altera il funzionamento dell’orecchio medio, rendendo difficile il passaggio del suono.

In questo articolo scoprirai in modo semplice cos’è l’otosclerosi, quali sono i sintomi da riconoscere e quali sono oggi le soluzioni più efficaci per tornare a sentire meglio.

Cos’è l’otosclerosi e come influisce sull’udito

L’otosclerosi è una patologia che interessa una piccola area dell’orecchio e coinvolge il funzionamento della catena degli ossicini, ovvero martello, incudine e staffa, responsabili della trasmissione dei suoni.

A causa di una crescita anomala del tessuto osseo, la staffa – l’ultimo degli ossicini che precedono l’orecchio interno – perde la sua naturale mobilità, rendendo difficile il passaggio del suono verso l’interno dell’orecchio. Questo ostacolo meccanico determina un calo uditivo di tipo trasmissivo, che viene spesso evidenziato durante l’esame audiometrico attraverso la misurazione del cosiddetto Air-Bone Gap.

L’otosclerosi può colpire entrambe le orecchie (otosclerosi bilaterale), ma in alcuni casi si manifesta inizialmente solo da un lato (otosclerosi  monolaterale). È una condizione non dolorosa, che può svilupparsi lentamente e in modo silenzioso e subdolo.


Cos'è l'Air-Bone Gap?

Durante una visita audiologica, lo specialista misura la capacità uditiva in due modi: attraverso l’aria (via aerea) e attraverso l’osso (via ossea).

La differenza tra questi due valori si chiama Air-Bone Gap (o ABG).

Quando il gap è elevato, significa che il suono non viene trasmesso correttamente nell’orecchio medio, come succede nei casi di otosclerosi.


Sintomi dell’otosclerosi: come riconoscere i segnali

I sintomi dell’otosclerosi possono ricordare quelli della presbiacusia (la perdita uditiva legata all’età) e, proprio come questa, tendono a manifestarsi in modo lento e graduale. A rendere la diagnosi meno immediata contribuisce anche il fatto che l’otosclerosi non provoca infezioni né dolore, passando spesso inosservata nelle fasi iniziali.

Chi ne è affetto descrive una sensazione di udito ovattato, come se i suoni arrivassero attutiti o più lontani del normale. In molti casi si presentano anche acufeni: fischi, ronzii o suoni percepiti dall’orecchio in assenza di stimoli esterni.

Nelle forme più avanzate, può comparire anche una lieve instabilità o episodi di vertigini, anche se si tratta di sintomi piuttosto rari.

Otosclerosi: quali esami servono per diagnosticarla

Per confermare la presenza dell’otosclerosi, lo specialista ricorre a una serie di esami semplici e non invasivi, che permettono di valutare in modo accurato lo stato dell’udito e il funzionamento dell’orecchio medio.

Ecco i principali:

  • Audiometria tonale: misura la capacità di percepire i suoni. In caso di otosclerosi, rivela una ipoacusia di tipo trasmissivo.
  • Otoscopia: esame visivo che permette al professionista di verificare l’assenza di infezioni e lo stato di salute della membrana timpanica, segno che la perdita uditiva non è legata a irritazioni.
  • Impedenzometria: test che analizza il movimento del timpano e degli ossicini. Uno degli indici più significativi è l’assenza del riflesso stapediale, spesso associato all’otosclerosi.
  • TAC ad alta risoluzione: viene prescritta solitamente se si sospetta una forma monolaterale, per riuscire a vedere meglio l’eventuale malformazione.

 

L’intervento per l’otosclerosi: in cosa consiste l’operazione 

Quando l’otosclerosi provoca un calo uditivo significativo, lo specialista può proporre un intervento chirurgico per migliorare in modo duraturo la capacità di ascolto.

L’operazione, chiamata stapedotomia, consiste nel sostituire la staffa bloccata con una microprotesi. Si tratta di un pistone piccolissimo: il diametro è simile a un grano di sabbia, mentre la lunghezza ricorda quella di un chicco di riso.

È un intervento ormai molto diffuso e collaudato, dura circa 30 minuti, si esegue generalmente in anestesia locale e non lascia segni visibili, perché si accede direttamente dal condotto uditivo.

Nella maggior parte dei casi, il paziente viene dimesso in giornata o al massimo il giorno successivo.

Il recupero è rapido: spesso i benefici sull’udito si percepiscono già poche ore dopo l’operazione, con un miglioramento che può continuare nei giorni successivi.

 

Rischi dell’intervento per otosclerosi (stapedotomia)

L’intervento per l’otosclerosi è oggi una procedura consolidata, con un alto tasso di successo e un minimo rischio di complicanze. Malgrado ciò, come per qualsiasi operazione, esistono alcuni possibili effetti indesiderati, anche se si manifestano molto raramente.

Tra le complicanze più comuni, e in genere temporanee, possono esserci:

  • una sensazione di vertigine nei giorni successivi all’intervento, dovuta all’adattamento dell’orecchio interno;
  • una lieve instabilità o senso di “orecchio pieno”;
  •  acufeni o un peggioramento temporaneo degli stessi, che tendono a regredire con il tempo.

Ancora più raramente, possono verificarsi:

  • perforazione del timpano;
  • infezioni dell’orecchio medio;
  • un peggioramento dell’udito se l’intervento non va a buon fine (evento rarissimo, ma possibile).

In casi molto isolati, a distanza di anni, può rendersi necessario un ulteriore intervento per sostituire la protesi o correggere un’eventuale perdita di efficacia.

Si può guarire dall’otosclerosi?

L’otosclerosi è una patologia che non regredisce spontaneamente, ma, come abbiamo visto, con la stapedotomia, si può ottenere un risultato stabile nel tempo.

Nei casi in cui l’intervento non sia indicato o venga rimandato, è possibile ottenere risultati molto soddisfacenti anche con apparecchi acustici di ultima generazione associati ad un percorso di riabilitazione acustica su misura come Clarivox.

In sintesi: non esiste una “guarigione” in senso stretto, ma l’otosclerosi è oggi una condizione gestibile con successo, con un impatto minimo sulla qualità della vita.

protesi per otosclerosi

L’otosclerosi è ereditaria? Il fattore "familiarità"

L’otosclerosi è una patologia che può avere una base ereditaria. Spesso è presente una familiarità, anche se non sempre in modo diretto.

La trasmissione avviene secondo un meccanismo chiamato autosomico dominante a penetranza variabile, che – in parole semplici – significa che non tutti gli eredi di una persona affetta svilupperanno la malattia, e può anche avvenire che salti una generazione.

Ad esempio: una persona con otosclerosi potrebbe avere un figlio che non la presenta, ma un nipote che sviluppa la patologia.

Per questo motivo è importante che chi ha parenti stretti affetti da otosclerosi tenga monitorata la propria capacità uditiva nel tempo, soprattutto a partire dai 30–40 anni, quando la malattia tende a manifestarsi più frequentemente.

Otosclerosi e invalidità civile​​

In alcuni casi l’otosclerosi può causare condizioni tali da dare il diritto all’invalidità civile e dunque ai contributi ASL per l’acquisto degli apparecchi acustici.

È bene tenere a mente che i requisiti per le agevolazioni variano a seconda della regione in cui ci si trova e talvolta anche dalla provincia.

Per avere informazioni aggiornate e precise, è sempre consigliabile rivolgersi a professionisti qualificati.

Lo staff dei centri nostri centri è sempre a disposizione per una consulenza gratuita e per guidarti tra i passaggi delle richieste burocratiche.


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Otosclerosi
Francesco Pontoni 23 dicembre 2025
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